Per molestie di genere si intendono tutte quelle “situazioni in cui si verificano comportamenti indesiderati connessi al sesso e avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una donna creando un clima intimidatorio, in cui trattarla con atteggiamento ostile, degradante, umiliante ed offensivo”. All’interno di questa ampia definizione rientrano quindi sia i casi di molestie sessuali sia psicologiche.
Esiste una correlazione tra questi due tipi?
Partiamo da quelle che maggiormente vengono individuate e condannate socialmente: le molestie sessuali. In questa prima casistica si raggruppano tutti gli atti denigratori volti a umiliare la persona abusandone corporalmente. Tra questi troviamo non solo le violenze e gli abusi fisici, ma anche le proposte a sfondo sessuale e i molteplici casi di palpazioni indesiderate che possono aver luogo negli uffici o sui mezzi di trasporto. Ciò che li accomuna è l’oggetto carnale verso cui sono indirizzati questi atti discriminatori, in cui l’obbiettivo è quello di affermare la superiorità maschile attraverso comportamenti oltraggiosi e abusanti in cui ci si arroga il diritto di prendersi ciò che si vuole quando lo si desidera. Tale desiderio, in cui l’escalation è rappresentata dall’atto osceno di abusare di una donna, presume non solo il bisogno individuale di affermare la propria potenza e superiorità fisica, traendo piacere proprio dall’averla dominata contro il suo volere, ma rispecchia anche retrograde ideologie maschiliste secondo cui il cosiddetto “sesso debole” debba sottostare alla volontà maschile, tanto più che non si è mai sentito parlare di una femmina alfa in natura.
Sebbene la reazione di fronte a tali atti sia sempre di rifiuto ed orrore, cosa succede dinnanzi alle molestie psicologiche?
Spesso nulla, purtroppo. Probabilmente perché fanno meno scalpore ma se ne consideriamo la frequenza e le distorsioni provocate, non si possono certo considerare meno invalidanti. In questa categoria rientrano quindi tutte quelle situazioni in cui l’essere donna e il poter procreare è considerato di ostacolo. Ad esempio, in ambito lavorativo ci si trova di fronte a disparità economiche, per le quali anche a parità di ruolo il compenso di una donna è sempre ridotto rispetto a quello di un collega di pari ruolo, così pure la difficoltà di accesso ad alcuni incarichi lavorativi. Gli scenari qui presentati consistono egualmente in forme discriminatorie e di molestia, perché presumono delle limitazioni solo sulla base del genere. Questo poiché il contesto sociale e culturale in cui siamo ha contribuito a consolidare in noi l’idea di una società patriarcale e già durante la crescita i giochi indirizzati alle bambine contribuiscono a dare un’immagine stereotipica alla quale rifarsi. Perciò tali messaggi plasmano le menti, influenzando le scelte circa la propria vita futura ed additando come ostili coloro che mettono in evidenza questi aspetti.
Pertanto, le molestie psicologiche, sebbene non siano aggressioni, contribuiscono a rinforzare ideologie di non equità dei generi, definendole come consuetudini. Il rischio perciò è quello di non essere più in grado di percepirle e riconoscerle. Perché è sbagliato? Perché si rischia di rimanere anestetizzati e di non riconoscere discriminazioni di genere e molestie perché si rimane colpiti dai soli eventi violenti eclatanti, come stupri, femminicidi, ecc.
Come provare a cambiare le cose?
Non sottovalutando il disagio creato tutte quelle volte in cui ci si ritrova ad essere penalizzate in quanto donne. In questo modo non solo ci si darà il permesso di sentirsi okay, ma ci si tutelerà evitando di entrare in dinamiche disfunzionali e svalutanti.
Sara Costa
Psicologa clinica