Il razzismo è un’ideologia che esalta le qualità superiori di una razza, enfatizzandole al punto da essere rappresentata come il solo ed unico elemento che possa rasentare la perfezione. Pertanto essa viene utilizzata come il termine di paragone con cui confrontare tutto il resto. Per cui tutto ciò che da essa diverge anche solo lievemente viene in qualche modo declassato e considerato di secondo ordine rispetto ad essa. Ciò viene rinforzato se si considera che questo è anche il metodo più efficace per evitare possibili contaminazioni e commistioni. In sostanza quindi, è possibile far rientrare quanto detto all’interno di un quadro più ampio, ovvero la xenofobia. Con questo termine infatti si indica il timore ed odio esperiti nei confronti di tutto ciò che è diverso rispetto a quanto reputato autoctono.
In sostanza quindi andremo ad approfondire il concetto della cognizione sociale, ovvero il modo in cui le persone selezionano, interpretano e usano le informazioni. A tal proposito infatti può essere utile sapere che le informazioni/nozioni presenti nella nostra memoria altro non sono che schemi rappresentativi della realtà. Questa modalità di archiviazione risulta essere funzionale in quanto ci permette di convogliare tutta la mole di dati entro categorie prestabilite, il che è essenziale per sapere come “muoversi nel mondo”. Questo sistema pertanto permette di adattarsi all’ambiente, attuando delle strategie di comportamento che nella maggior parte dei casi risultano essere adattive proprio perchè in linea con le norme socio-culturali del proprio contesto di riferimento e sulla cui base si sono poi sviluppate le esperienze individuali di ognuno. Ne consegue quindi che per ogni ambiente sarà possibile presumere l’esistenza di specifiche regole, tali per cui lo stesso comportamento può assumere connotazioni diametralmente opposte. Allo stesso tempo, quando l’utilizzo di schemi viene esteso all’ambiente sociale, è uso comune chiamarli stereotipi, ovvero generalizzazioni condotte su un gruppo di persone in cui caratteristiche identiche vengono attribuite a tutti i membri di un gruppo senza tenere conto delle differenze individuali. Ciò che ne deriva sarà pertanto una differenziazione piuttosto marcata tra coloro che si considerano autoctoni e tutti coloro che invece rappresentano l’outgroup. Questo poichè più queste macro-categorie sono costruite su aspetti generici e impropriamente riduttivi, più saranno evidenti le disparità esistenti tra questi due gruppi sociali. Ecco quindi che le discriminazioni si sviluppano a partire dal timore che le differenze individuate siano una minaccia nei confronti di un’ideologia che a loro dire risulta di per sè impeccabile. Per giustificare questa visione delle cose e le conseguenti forme discriminatorie che da questa ne discendono e che sono a loro volta agevolate dall’influenza sociale, si trovano argomentazioni che che hanno in apparenza una base logico razionale o addirittura tentsno di affondare le loro radici in principi che si rifanno alla biologia. Ciò che ne deriva è la creazione di concezioni distorte e potenzialmente lesive che si ancorano nella mente e che spingono i soggetti ad agire in primis atteggiamenti mossi da un’antipatia che può tuttavia degenerare in ad agiti aggressivi e nocivi della dignità oltre che dell’incolumità altrui.
Dr.ssa Sara Costa
Psicologa Clinica